Nati per mang…lavorare!

Uno dei principali ostacoli che si incontrano quando si inizia un percorso dieto-terapeutico (che sia per dimagrimento o altra necessità) è… il proprio lavoro.

Non è raro infatti che l’attività lavorativa interferisca con le abitudini alimentari: pasti inesistenti, panini davanti al computer, pranzi al bar, cene tardive, orari sballati, ecc.

Vediamo quali sono i casi più frequenti che ho avuto modo di incontrare nella mia pratica ambulatoriale. Sono sicura che molti si riconosceranno in una delle seguenti categorie.

 


LO STUDENTE FUORI SEDE (senza la cucina della mamma)

Vent’anni (o giù di lì), una pila di libri sulla scrivania e centinaia di Km di distanza da casa. Di cosa si nutre lo studente fuori sede? In periodo esami di…pane e ansia e poco altro. Purtroppo la tendenza dei giovani studenti è quella di trascurare l’alimentazione: fare la spesa è noioso e porta via tempo e cucinare richiede una certa dimestichezza. E’ frequente l’utilizzo di cibi pronti facili da preparare e di prodotti industriali in offerta nel supermercato sotto casa.

Tra esami e tirocini mangiare sano è l’ultimo dei pensieri e nella migliore delle ipotesi gli studenti si accontentano di un piatto di pasta pronto in dieci minuti. Fuori casa non va meglio: passare molte ore in aula o in biblioteca fa venire fame e lo spuntino è d’obbligo, inutile dire che gli snacks alle macchinette sono sempre in agguato. A questo caos si sommano le occasioni sociali frequenti, corredate da pizza, junk food, alcolici e dolci.

Il periodo più fortunato è quello in cui la mamma provvede a inviare il pacco con i viveri casalinghi. Una vera e propria “primavera” della dispensa, che torna a rifiorire di prodotti tipici regionali. I ragazzi sono dotati in genere di una buona flessibilità metabolica e possono permettersi uno stile di vita meno regolare rispetto alle persone di mezz’età. Tuttavia pagano le conseguenze degli sgarri con peggioramento dello stress, difficoltà di concentrazione nello studio, irritabilità e stanchezza.

È opportuno non dimenticare che le basi della salute si costruiscono da giovani.


L’IMPIEGATO (con i minuti contati)

Una cosa che trovo terrificante sono le pause pranzo inesistenti di alcune aziende: dodici minuti per mangiare, lavare i denti, andare in bagno, fare una telefonata. Non è quindi infrequente per un impiegato saltare completamente i pasti o ingurgitare qualcosa di rapido davanti al PC.

Mangiare mentre si lavora o lavorare mentre si mangia, questo è il dilemma di molti impiegati.

In questo modo non concentrandosi sul cibo, non si assimilano al meglio i nutrienti, non si soddisfa il senso di fame o si ha cattiva digestione, sonnolenza e/o difficoltà di concentrazione. In sostanza non si stacca mai veramente dal lavoro e tutto ciò va a discapito del rendimento.

Altre aziende invece sono dotate di mensa o di una rete di locali convenzionati (bar o ristoranti). In questo caso il tempo per la pausa non è un problema, ma le scelte alimentari spesso lasciano a desiderare. In primo luogo per la qualità delle materie prime (si sa, le mense hanno un budget limitato e non possono aspirare a chissà quali prodotti), in secondo luogo quando ci si trova a dover affrontare una dietoterapia, come in una dieta ad esclusione, risulta difficile trovare delle alternative adeguate. A lungo andare questo stile di vita può interferire notevolmente con lo stato di salute del lavoratore.

Mi chiedo se non potrebbe essere una buona idea per le aziende quella di investire maggiormente nell’educazione alimentare per il benessere dei dipendenti (che ovviamente si riflette sul “benessere” dell’azienda).


L’AUTISTA (sempre seduto)

Gli autisti, che siano dipendenti di un’azienda di trasporti o liberi professionisti, hanno un grosso svantaggio: la sedentarietà. Uno stile di vita fortemente sedentario può aumentare il rischio di patologie cronico-degenerative (ad esempio diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari), oltre che inficiare sull’equilibrio dell’apparato muscolo-scheletrico (dolori articolari, riduzione massa muscolare, dolori lombari,…).

Questa problematica purtroppo va ben oltre la dieta, tuttavia è doveroso insistere sulla necessità di un apporto equilibrato di nutrienti a scopo preventivo.


L’IMPRENDITORE (lavoro, lavoro, lavoro e pasti fuori casa)

Nella pratica ambulatoriale mi è capitato molto spesso di avere pazienti imprenditori o liberi professionisti e posso affermare con assoluta certezza che è la tipologia di lavoratore più critica. L’imprenditore medio molto spesso non ha orari, lavora a oltranza senza pause, non distingue la settimana dal weekend, non può prevedere in anticipo gli spostamenti della giornata, non consuma pasti regolari, mangia quasi quotidianamente fuori casa. Pensiamo ad esempio ad un avvocato, convocato in tribunale senza largo preavviso, o ad un tecnico informatico, chiamato a risolvere problemi urgenti in diverse zone della città, o ancora ad un architetto, impegnato nei progetti fino a tarda notte. Queste persone spesso vivono in un vero e proprio “caos alimentare”. Se una dieta per dimagrimento è abbastanza gestibile e adattabile alle varie situazioni, una dieta terapeutica per patologia non sempre lo è.

Troppe irregolarità potrebbero compromettere il risultato o addirittura rendere nullo l’intervento nutrizionale.


IL TURNISTA (con il giorno e la notte ribaltati)

I lavoratori turnisti, come ad esempio operai o infermieri, si trovano ad affrontare un grosso problema: l’inversione dei ritmi circadiani. In altre parole “confondono” l’organismo sui cicli sonno-veglia. È scientificamente dimostrato che questo può causare un peggioramento delle condizioni di salute, dettato da livelli di infiammazione elevati, stress surrenalico (le ghiandole surrenali sono quelle poste “sopra i reni”), disequilibrio del microbiota intestinale. Non è raro che il turnista sia soggetto anche ad un aumento del peso corporeo.

Ecco che quindi diventa fondamentale ricalibrare i nutrienti nell’alimentazione in funzione dei nuovi ritmi lavorativi, sia come quantità, sia come tempistiche. I nutrienti devono essere introdotti in modo strategico per garantire digestione ottimale, peso equilibrato, energia sufficiente ed evitare l’invio di “segnali sbagliati” al corpo. Sarebbe infatti controproducente, se non dannoso, obbligare il turnista a rispettare i canonici orari dei pasti.


LA CASALINGA (che passa molto tempo ai fornelli)

Fare la casalinga può essere un’arma a doppio taglio dal punto di vista nutrizionale. Avere molto tempo da dedicare alla cucina permette di utilizzare materie prime sempre fresche e vitali, di curare la palatabilità e la presentazione dei piatti, di variare spesso le ricette e gli ingredienti. Tuttavia per alcune persone questo può rappresentare un problema: i frequenti assaggi, la mancanza di autoregolazione, la preparazione di piatti eccessivamente elaborati e la costante vicinanza con il cibo possono pesare sul bilancio calorico giornaliero e di conseguenza determinare un aumento di peso.

In una situazione simile possono incappare anche i ristoratori e gli chef, “obbligati per professione” ad assaggiare.


IL DIETISTA (No comment…)

E la dietista (o nutrizionista) come mangia? Per forza di cose “equilibrato” verrebbe da pensare…eppure non è sempre così! Facendo questo mestiere si rischia di incappare in errori grossolani o problematiche veramente pericolose. Per alcuni il cibo può diventare un’ossessione, un pensiero fisso, fino a trasformarsi in un vero e proprio disturbo alimentare. Purtroppo ho visto precipitare diversi colleghi in questo tunnel dalla difficile uscita. Spesso siamo molto bravi a fornire consigli agli altri, ma quando si tratta di noi stessi non siamo in grado di essere oggettivi.

L’ascolto e la conoscenza di sé sono la chiave del proprio equilibrio.

 


Qualche consiglio utile

Dopo questa carrellata che sembra non lasciare speranza a nessuna figura professionale, ecco cinque consigli utili in ogni situazione.

1. ORGANIZZAZIONENon farsi sorprendere (troppo) dagli imprevisti, cercando di avere sempre a disposizione scelte rapide e salutari. La buona vecchia pietanziera può tornare molto utile in questi casi.

2. QUALITA’Non lesinare mai sulla qualità degli alimenti scelti in casa. In questo modo, anche se durante la settimana i pasti al lavoro sono obbligatoriamente consumati fuori casa, si può avere il controllo di un buon 70% degli alimenti introdotti. Al ristorante, al bar, in mensa vige invece la regola del “meno peggio”: cercare di fare la scelta che apporta il danno minore (questo può valere soprattutto per le diete terapeutiche).

3. MOVIMENTORitagliarsi dei momenti precisi per fare esercizio fisico. La maggior parte dei lavori sono sedentari e anche solo alzarsi dalla sedia a intervalli regolari, effettuare 5 minuti di stretching/respirazione ogni mattina, allungare la camminata serale, può fare la differenza.

4. COSCIENZAFare un conteggio rapido di sgarri, uscite, imprevisti, e valutare se siano proprio tali o se siano una vera e propria abitudine, conseguenza di una pigrizia latente. Alcune azioni possono andare bene per una settimana o un mese ma se reiterate nel tempo il loro effetto è deleterio.

5. PERSONALIZZAZIONERivolgersi ad un professionista esperto per poter elaborare un menu personalizzato, soprattutto in caso di necessità particolari. Il dietista non è solo il professionista che “elabora diete”, ma è anche l’esperto che può fornire consigli pratici per gli acquisti e l’organizzazione, suggerire ricette, cercare punti vendita comodi, creare menu adattabili al proprio stile di vita e a tutta la famiglia, tenendo conto della storia clinica, dei ritmi circadiani, degli orari di attività, delle preferenze e dei gusti del lavoratore.

In ogni caso, qualsiasi lavoro si svolga, è opportuno curare l’aspetto alimentare, iniziando a mettere ordine nelle proprie abitudini, un passo alla volta. Nei precedenti articoli è presente qualche spunto per organizzare una spesa alimentare consapevole (prima e seconda parte).

 

“L’inizio è la parte più importante del lavoro” Platone, filosofo.

 

 

Elisa

 

Bibliografia & sitografia

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17481949
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20143038
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29405095